Il codice non scritto dell’eleganza

regole base dell'eleganza

Ogni uomo che voglia vantarsi di essere un gentleman deve conoscere quelle che definirei “regole base dell’eleganza”. Sono norme non scritte, risalenti, che si apprendono in famiglia, nei libri o dalla frequentazione di altri uomini eleganti e che, con le dovute precauzioni, possono applicarsi anche al giorno d’oggi. Preliminare ed imprescindibile è la specificazione che eleganza è una caratteristica dell’animo, che si estrinseca anche nei vestiti, ma che è composta da tanti aspetti quali le buone maniere, il modo di muovesi, di parlare, di scrivere. E’ una sorta di modus vivendi che deve connotare ogni azione quotidiana dell’aspirante gentleman. Lungi dall’intenzione di chi scrive la pretesa di esaustività, si proverà, con cadenza bisettimanale, a condividere in questo spazio virtuale consigli e regole del ben vestire, carpite qua e là, annotate in punta di penna e gelosamente custodite. Eugenio Marinella diceva: “Mai una camicia bianca di giorno e mai una camicia azzurra di sera”. Era il 1914, ma regole come queste, con i dovuti aggiornamenti, possono ancora essere attuali per il gentleman contemporaneo. Per quanto riguarda la scarpa, ad esempio, frequente errore è scegliere il color testa di moro ad un elegante evento di sera, dovendo, invece, preferire il nero. Intendiamoci, di regole come questa potremmo citarne a decine, per poi scoprire che molte sono discordanti tra loro. Sono tante, troppe, e se si volesse seguirle tutte, probabilmente si rischierebbe di non uscire più di casa. Come si diceva in principio, qui si tratta di un codice non scritto e la mancanza (per fortuna, ndr) di un’interpretazione autentica in questo settore, ha favorito il fiorire di scuole di pensiero spesso discordanti tra loro. Secondo alcuni, infatti, la cravatta nera è assolutamente bandita nelle occasioni sia formali che informali, dovendola relegare ai soli funerali. Secondo altri, invece, nelle occasioni formali è preferibile una cravatta tinta unita ad una fantasia, non vietando il nero. Altro “don’t” del dress code maschile riguarda, infine, l’abito spezzato: mai indossare un pantalone di una tonalità più scura della giacca e mai un pantalone bianco di sera. Sull’argomento si potrebbe scrivere un trattato, e c’è chi l’ha fatto, ma per ora ci limiteremo ad introdurre un altro concetto, quello di “stile”. Ecco “stile” forse significa conoscere tutte queste regole e stravolgerle. Ma con gusto. Fabio Attanasio – Autore del blog thebespokedudes.com